Leggende Faerie d’Italia | Ep. 1 — La Fata Morgana

Leggende Faerie d’Italia | Ep. 1 — La Fata Morgana

Cominciamo il nostro viaggio tra le creature incantate d’Italia dalla Sicilia, terra di fuoco e vento. Proprio qui, tra l’Etna e lo Stretto di Messina, si racconta di una fata potente, bellissima e pericolosa: la Fata Morgana.

 

Si narra che, dopo aver condotto suo fratello Artù fino ai piedi dell’Etna – dove voleva fissare la spada Excalibur – Morgana decise di non andare più via. Trovò in Sicilia una dimora perfetta per il suo potere: tra l’Etna e lo Stretto di Messina costruì il suo palazzo di cristallo, una casa magica e inaccessibile, nascosta agli occhi dei mortali e protetta da tempeste e illusioni.

Chiunque cercasse di raggiungerla veniva ingannato. Morgana faceva apparire castelli e porti sospesi sul mare, inducendo i marinai a credere che la salvezza fosse vicina, quando in realtà li attirava verso il pericolo. Era famosa per la sua astuzia e bellezza, ma anche per la crudeltà: si dice che gli sventurati finissero prigionieri o schiavi, vittime dei suoi incantesimi.

Anche il re normanno Ruggero cadde preda del suo potere. Osservando la costa dalla Calabria, vide la Sicilia così vicina da sembrare a portata di nuotata. Si gettò in mare, convinto di poterla raggiungere facilmente, ma affondò tra i flutti, tradito da una visione che Morgana gli aveva imposto.

E ancora oggi, la leggenda dice che la Fata Morgana emerga dal mare, su un vascello d’argento trainato da sette cavalli, lanciando tre sassi nell’acqua e disegnando segni nel cielo. A quel punto il mare si gonfia e diventa come un cristallo lucente, e sulle sue onde appaiono immagini di città, castelli, pilastri sospesi e figure umane.

Nel 1643, il religioso Padre Ignazio Angelucci raccontò di aver assistito al prodigio: vide il mare alzarsi sotto i suoi occhi, poi diventare trasparente e riflettere meraviglie architettoniche che nessun uomo avrebbe potuto spiegare.

Ma chi era davvero Morgana?

La sua figura nasce nel ciclo arturiano medievale, dove viene descritta come sorellastra di Re Artù, amata (e nemica) di Merlino, sovrana dell’Aldilà celtico. Compare per la prima volta nel Roman de Troie del XII secolo, con il nome di Orva/Morva, trasformandosi nel tempo in Morgana: archetipo dell’amante fatata e vendicativa, seducente ma letale.

Nel folklore europeo ha assunto molte forme: guaritrice, strega, signora dei morti. Nel poema Erec è descritta come capace di volare, respirare sott’acqua, dominare il fuoco e trasformare uomini in pietra. Ma può anche guarire ogni male, compresa la follia, con unguenti miracolosi. Morgana vive così nel confine sottile tra dea, fata e strega – incarnazione del potere femminile nel suo lato più ambiguo e incantatore.

La sua storia ci parla della demonizzazione delle antiche divinità femminili con l’arrivo del cristianesimo, della paura e del desiderio che l’uomo medievale proiettava sulla figura della donna magica. Un tempo venerata, poi temuta, Morgana è diventata la fata oscura per eccellenza, splendida e pericolosa.

Eppure, dietro la leggenda, c’è anche un mistero naturale.

Quando le condizioni atmosferiche sono particolari – l’aria fredda vicino al mare, quella più calda sopra – la luce si piega e proietta immagini fluttuanti all’orizzonte: si tratta di un raro fenomeno ottico chiamato proprio Fata Morgana. Appare come una visione irreale sospesa nel cielo, dove coste lontane si sollevano e si moltiplicano, dando l’illusione che Sicilia e Calabria si tocchino.

La scienza ha dato una spiegazione.
Ma per chi vive sulle rive dello Stretto, ogni miraggio è ancora un messaggio della fata.
Quando il mare si fa specchio e la terra danza sull’orizzonte,
Morgana è tornata.

Mi piace pensare che Morgana non viva solo nelle acque dello Stretto di Messina, ma anche dentro ognuno di noi.
È l’archetipo dell’illusione, della seduzione, ma anche della conoscenza proibita. Rappresenta le parti di noi che vogliono qualcosa a ogni costo, che vedono ciò che desiderano invece di ciò che è reale. È il lato seducente ma pericoloso dell’anima.

Nella psicologia profonda, Morgana potrebbe essere vista come:

L’Ombra femminile: la donna potente, sensuale, disobbediente, che la società ha cercato di reprimere;

La Maga: colei che conosce le erbe, gli spiriti, il corpo e il mistero;

La Guida liminale: la creatura che ci accompagna oltre il velo delle illusioni, nel passaggio da una fase all’altra della nostra vita;

La Maestra della verità capovolta: ci costringe a guardare in faccia le nostre proiezioni, a distinguere tra ciò che vogliamo vedere e ciò che è.

Non tutto ciò che luccica è reale.
E non tutto ciò che sembra buio è male.
Tra l’incanto e la paura, tra la luce e l’ombra, Morgana è la prova che per conoscere davvero noi stessi, dobbiamo attraversare le nostre illusioni.

Questa è la prima tappa del nostro ciclo dedicato alle “Leggende Faerie d’Italia” — un viaggio tra fate, spiriti, streghe e creature incantate della nostra tradizione popolare. Alla prossima storia...

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